Aprire un box di Crossfit
La prospettiva di aprire un box di Crossfit può sembrare molto allettante poichè promette un futuro autonomo nel quale organizzarsi da se lavoro e tempi e mentre per molte persone costituisce l’opportunità di costruirsi un futuro professionale, per altre rappresenta un’occasione per sganciarsi da un lavoro dipendente, magari nemmeno troppo amato, per passare ad una professione più appagante e piena di soddisfazioni. Insomma aprire un Box è per molti il sogno della propria vita.
Se da un lato è vero che i propri sogni vanno inseguiti e realizzati, è anche vero che prima di fare il grande salto, sarebbe opportuno fare qualche ragionamento che inizia da una valutazione oggettiva di fattibilità di quello che si vorrebbe andare a fare, fino alla stesura di un vero e proprio piano operativo nel quale nulla dovrebbe essere lasciato al caso per evitare, poi, di dover ritornare sui propri passi.
La prima considerazione da fare è che un Box, a prescindere dalla forma giuridica sotto la quale lo si vorrà inquadrare, è un’impresa e come tale va considerato sia che si tratti di una associazione, sia che si tratti di una società. Come in ogni impresa vi sono infatti investimenti che devono essere ripagati e costi correnti da sostenere per il suo funzionamento che si sostengono con i ricavi. Qualunque impresa può sopravvivere solo se è in grado di pagare le spese relative al proprio funzionamento con i denari che provengono dai ricavi delle proprie attività e se non è in grado di farlo è destinata a fallire e questo vale anche per un box.
Una volta acquisito questo semplice concetto, che spesso però viene preso sottogamba in preda all’entusiasmo per il progetto, il passo più sensato da fare è la redazione di un business plan o BP. Si tratta di un documento solitamente suddiviso in due parti nella quale l’imprenditore, o nel nostro caso l’affiliato, descriverà in maniera e puntuale tutto quello che andrà a fare per creare e far funzionare il suo Box. Il BP è uno strumento utilissimo innanzitutto per capire se quello che si sta per realizzare è un progetto che potrà avere qualche sepranza di successo, oppure se si tratta di umn “bagno di sangue” annunciato.
Tanto per fare un esempio, diciamo che Piero, dopo aver ottenuto il suo L1, decide di aprire un box affiliato nel luogo in cui risiede che è un paesino di montagna con 200 abitanti che dista 25km dal comune più vicino. Piero ha trovato uno spazio che ritiene idoneo di 400mq, ex stalla abbandonata da ristrutturare ed è li che vuoled aprire il suo Box. Piero si dovrebbe chiedere quanto costa ristrutturare la stalla, quanti “clienti” pensa di dover avere per coprire i costi tipo energia elettrica, affitto, tasse e via discorrendo e quanti per poter ripagare anche l’investimento sostenuto nel alelstire il Box. Chiaro che se Piero pensa che essendoci 200 abitanti, il suo Box ne potrà avere almeno 100 vuol dire che o sono tutti suoi parenti o che Piero è un sognatore che sta per infilarsi in un grosso guaio.
Lo so, l’esempio che ho fatto è un po’ semplicioto ma serve a far capire chiaramente che non sempre quella che sembra una buona idea, se si fanno le dovute considerazioni in modo oggettivo, lo sia poi veramente. Per questo esistono strumenti come il BP che servono a porsi delle domande ed a capire se veramente si sarà in grado di far funzionare il proprio Box.
Naturalmente il discorso relativo al BP non è solo quello legato al denaro, per quanto si tratta del carburante che fa funzionare tutta la “macchina” ma si tratta anche di analizzare vari altri aspetti della gestione di una impresa come ad esempio il tipo di servizio, la concorrenza, il prezzo, il modo in cui venderemo il servizio, le metodologie con cui gestiremo l’impresa, il personale, il modo in cui suddivideremo i compiti e via discorrendo. Insomma la redazione di un BP, oltre a a fornire una sorta di manuale dell’impresa, servirà anche a riflettere su come organizzarla capendo anche dove sono i punti deboli dell’imprenditore e quali azioni intraprendere per risolverli.
Come sono solito ripetere sempre, meglio una delusione oggi che un problema domani anche se capisco bene che essere oggettivi, in alcuni casi, risulta piuttosto difficile e si corre spesso il rischio di finire con il sopravalutare le proprie skills minimizzandole per poi finire a lavorare 20 ore al giorno e chiedersi chi ce l’ha fatto fare.
E qui si apre uno dei capitoli più critici nella gestione di un box ovvero quello del personale. Non è pensabile che una persona, da sola, riesca a fare tutto quello che una gestione aziendale richiede, sia perchè non può avere tutte le skills, sia perchè non può avere fisicamente il tempo per fare tutto. Ecco che allora una delle prime considerazioni da fare riguarda il team di lavoro ed i compiti di ogni componente distribuiti in modo che alla fine della giornata si sia fatto tutto quello che si deve fare e resti ancora del tempo per se stessi. Un buon team di lavoro è quello in cui vi siano presenti tutte le capacità richieste dal tipo di impresa suddivise tra i vari componenti che non necessriamente devono essere tutti presenti.
Basti pensare al commercialista, figura ormai imprescindibile che a suo modo è parte del team di lavoro anche se a volte fornisce consigli a dir poco bizzarri, legati più che altro a problemi di comunicazione con l’affialiato. Avremo così ad esempio un head coach, magari anche l’unico coach, affiancato da qualcuno che si occuperà dei clienti/membri/soci, da qualcuno che saprà gestire il discorso contabile e magari da qualcun altro che si occupi di vendere il servizio o di agevolarne la vendita. Suona strano? E chi paga tutta questa gente? E chi controlla che facciano tutti bene? E come si integreranno fra loro?
Rispondere a queste domande è compito dell’imprenditore, nel nostro caso dell’affiliato il quale, se risponderà “ah beh ma faccio tutto io”, si ritroverà inevitabilmente fra massimo un paio di anni ad avere problemi che vanno dal non disporre più di un attimo di tempo, al burnout, dal non capire come mai non arrivano nuove persone, al non riuscire più a capire che serve una soluzione a tutti queste situazioni. Chi di voi si trova in questo loop sappia che la mancanza di un business plan iniziale ne è la causa principale.
Ovviamente il BP non copre solo l’organizzazione delle persone e quella delle finanze ma anche altri aspetti dei quali ci occuperemo in un prossimo post. Se nel frattempo siete già in pista e state iniziando a farvi delle domande, sappiate che un piano efficace può essere redatto in qualunque momento, partendo dalla situazione presente.
Restate connessi per la seconda parte dell’articolo.